Tuesday, December 3, 2013

L’Italia scimmiottata come sempre

Tratto da www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Vino Salento «Mafiozo»
«La Svezia ci offende»
«Cambieremo nome»


BARI - Contraffazioni del made in Italy. Ora ci si mette anche la civilissima Svezia. Con un’operazione commerciale quantomeno discutibile, l’azienda Concealed wine ha fatto arrivare sugli scaffali bottiglie di vino con, sull’etichetta, la foto del gangster Lucky Luciano e la tutt’altro che metaforica scritta «Mafiozo». Un vino che, nelle intenzioni di chi lo vende, avrebbe dovuto attirare curiosità e che invece ha scatenato solo le proteste del governo regionale della Puglia. E sì perché «Mafiozo» è stato offerto con un marchio di qualità, Igp (Indicazione geografica protetta) da vitigno del Salento. La querelle, durata qualche giorno, sarebbe già conclusa. L’azienda svedese, scusandosi, avrebbe manifestato l’intenzione di cambiare subito nome a «Mafiozo».
Ieri si era levata la protesta da Bari. L’assessore alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni, aveva obiettato in una nota scritta: «Mentre la Puglia chiede e ottiene il riconoscimento internazionale dei suoi prodotti di qualità (vedi il marchio Prodotti di qualità Puglia - marchio di qualità collettivo comunitario con indicazione di origine che garantisce la qualità e l'origine del prodotto, ndr) c’è chi pensa ancora di poter sfruttare il “Puglia sounding” e più in generale il riferimento all’Italia del malaffare per farsi un po’ di volgare pubblicità ai danni di un comparto che invece da tempo è sinonimo di grande correttezza, sviluppo e modernità».
A svelare la «magagna» un archeologo italiano, Rossano Cherubini, che aveva rivolto le sue lamentele a un sito d’informazione norvegese, il «The local». L’«incidente diplomatico» Puglia-Svezia è seguito ormai da qualche giorno anche dagli uffici dell ministero alle Politiche agricole ed è stato successivamente posto all’attenzione dell’ambasciatore d’Italia in Svezia, Elena Basile.

«Ho ritenuto opportuno avvertire il nostro ministro plenipotenziario in Svezia - spiega ancora Nardoni - perché questa operazione di marketing di bassa lega ferisce più di una volta il comparto vitivinicolo italiano e salentino in particolare. E non è solo l’accostamento inaccettabile e deplorevole di personaggi e fenomeni criminali alle produzioni nazionali di qualità ad offenderci - scrive Nardoni - ma anche l’ennesimo svilente episodio di agro pirateria compiuto ai danni di una filiera produttiva, quella enologica, per la quale l’Italia e la Puglia lavorano da anni in nome della qualità, della sicurezza e della tracciabilità».

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