A CURA DI FLAVIA
AMABILE
ROMA
Dal 2014 al Politecnico di Milano
l’inglese sarà l’unica lingua nel biennio finale e nei dottorati per studenti e
docenti. Quanti sono gli italiani che studiano l’inglese?
Pochi, soprattutto se paragonati a quanti lo studiano in altri Paesi. Secondo un’indagine del Censis un po’ datata, risalente ossia al 2006, i corsi linguistici in generale in Italia interessano circa 275 mila persone. L’Ef, azienda che si occupa di studio delle lingue straniere, ha invece stilato una classifica sulla conoscenza dell’inglese in vari Paesi sulla base di un indice legato ai test «Proficiency». Al primo posto c’è la Norvegia, con un punteggio di 69,09 classificato come «alto livello di competenza». L’Italia si trova a metà classifica, esattamente al 23° posto, con un punteggio di 49,05 che viene definito «basso livello di competenza». Al nostro livello Paesi come Taiwan, Cina, Brasile, Spagna. Peggio di noi solo un gruppo di Paesi come Perù, Venezuela, Turchia, Kazakhstan, Colombia, Panama, Vietnam. La Spagna e l’Italia hanno il punteggio più basso di conoscenza dell’inglese tra gli adulti in Europa anche se si inizia a studiarlo molto presto a scuola.
E gli italiani come giudicano la loro conoscenza?
Secondo il Censis il 66,2% degli italiani sostiene di conoscere le lingue, una percentuale piuttosto elevata. Se però questa lingua devono anche utilizzarla, le cifre calano vistosamente: la metà degli intervistati ritiene la propria preparazione soltanto scolastica, soltanto il 23,9% ritiene buono il proprio livello e appena il 7,1 lo giudica molto buono. Gli italiani che conoscono le lingue sono un po’ meno della media nazionale al Sud e nelle isole, cioè il 63%. Il Nord-Est è l’area con la percentuale media maggiore: il 69,3%, cioè quasi sette italiani su 10, sostengono di conoscere le lingue. Valori piuttosto alti anche nel Nord-Ovest (67,5%).
Gli stranieri, invece, che cosa pensano dell’inglese parlato dagli italiani?
Dalle risposte a un questionario degli studenti Erasmus in Italia, emerge un giudizio impietoso sull’utilizzo della lingua inglese in Italia. Appena l’1,4% lo ritiene indispensabile, contro il 46,6% che lo ritiene assolutamente inutile e il 53% che lo ritiene utile, ma non fondamentale.
Dove imparano le lingue gli italiani?
L’indagine ha censito più di mille strutture: oltre alle scuole di lingua private (21,3%), emerge il ruolo del sistema di formazione professionale (44,9%) che propone, insieme a moduli all’interno di altri percorsi formativi, anche veri e propri corsi di lingua, e del sistema di istruzione, soprattutto dei centri territoriali permanenti per la formazione degli adulti (10,5%). Cresce il ruolo del terzo settore e delle infrastrutture culturali, che complessivamente sono il 15,3% dei soggetti che realizzano formazione linguistica. Circa il 50% delle strutture propone corsi di lingua, il 22% realizza solo moduli linguistici e il restante 28% attiva sia moduli che corsi. In relazione ai soli corsi di lingue, il 72% delle strutture ha proposto corsi collettivi, il 27,7% a singoli individui e il 26,5% a personale aziendale e della Pubblica Amministrazione.
Chi sono quelli che decidono di frequentare un corso di lingue?
Il 40,3% del totale dei corsisti, ovvero all’incirca 110 mila utenti, ha frequentato corsi nella speranza di poter usare poi sul posto di lavoro le lingue imparate. Il 33,4% di essi ha frequentato corsi organizzati dal datore di lavoro (aziende e pubblica amministrazione). Chi ha invece scelto da solo ha in genere preferito percorrere strade personalizzate: il 24,7% di coloro che hanno frequentato corsi con fini professionali hanno poi optato per corsi individuali, mentre i corsi collettivi hanno riguardato il restante 41,9%.
Tra quelli che studiano le lingue, quanti scelgono l’inglese?
Più della metà, il 56,3% ripartito più o meno in tutti i livelli di insegnamento (elementare, intermedio, avanzato), sia a scopo professionale che generico.
Qual è il livello di conoscenze degli studenti italiani?
Secondo uno studio Eurostat del 2007 gli italiani si mantengono sempre nel gruppo di coda nella conoscenza delle lingue straniere, e in ritardo grave sono anche i giovani liceali. Tra i giovani che frequentano la scuola secondaria gli italiani hanno un posto di rilievo solo nella classifica di quelli che studiano una lingua straniera, con il 73,9% contro una media in seno all’Ue del 33,4%, ma il dato si spiega ricordando che in Europa ormai lo studio prevede almeno due lingue straniere. A parte gli studenti della Gran Bretagna (che nel 51% dei casi non studiano altre lingue) e gli altri Paesi anglofoni, i nostri sono poi in vetta alla classifica di quelli che non imparano a scuola nessuna lingua straniera: l’1,5%, alla pari degli austriaci e dopo gli spagnoli, al 3,9%.
Pochi, soprattutto se paragonati a quanti lo studiano in altri Paesi. Secondo un’indagine del Censis un po’ datata, risalente ossia al 2006, i corsi linguistici in generale in Italia interessano circa 275 mila persone. L’Ef, azienda che si occupa di studio delle lingue straniere, ha invece stilato una classifica sulla conoscenza dell’inglese in vari Paesi sulla base di un indice legato ai test «Proficiency». Al primo posto c’è la Norvegia, con un punteggio di 69,09 classificato come «alto livello di competenza». L’Italia si trova a metà classifica, esattamente al 23° posto, con un punteggio di 49,05 che viene definito «basso livello di competenza». Al nostro livello Paesi come Taiwan, Cina, Brasile, Spagna. Peggio di noi solo un gruppo di Paesi come Perù, Venezuela, Turchia, Kazakhstan, Colombia, Panama, Vietnam. La Spagna e l’Italia hanno il punteggio più basso di conoscenza dell’inglese tra gli adulti in Europa anche se si inizia a studiarlo molto presto a scuola.
E gli italiani come giudicano la loro conoscenza?
Secondo il Censis il 66,2% degli italiani sostiene di conoscere le lingue, una percentuale piuttosto elevata. Se però questa lingua devono anche utilizzarla, le cifre calano vistosamente: la metà degli intervistati ritiene la propria preparazione soltanto scolastica, soltanto il 23,9% ritiene buono il proprio livello e appena il 7,1 lo giudica molto buono. Gli italiani che conoscono le lingue sono un po’ meno della media nazionale al Sud e nelle isole, cioè il 63%. Il Nord-Est è l’area con la percentuale media maggiore: il 69,3%, cioè quasi sette italiani su 10, sostengono di conoscere le lingue. Valori piuttosto alti anche nel Nord-Ovest (67,5%).
Gli stranieri, invece, che cosa pensano dell’inglese parlato dagli italiani?
Dalle risposte a un questionario degli studenti Erasmus in Italia, emerge un giudizio impietoso sull’utilizzo della lingua inglese in Italia. Appena l’1,4% lo ritiene indispensabile, contro il 46,6% che lo ritiene assolutamente inutile e il 53% che lo ritiene utile, ma non fondamentale.
Dove imparano le lingue gli italiani?
L’indagine ha censito più di mille strutture: oltre alle scuole di lingua private (21,3%), emerge il ruolo del sistema di formazione professionale (44,9%) che propone, insieme a moduli all’interno di altri percorsi formativi, anche veri e propri corsi di lingua, e del sistema di istruzione, soprattutto dei centri territoriali permanenti per la formazione degli adulti (10,5%). Cresce il ruolo del terzo settore e delle infrastrutture culturali, che complessivamente sono il 15,3% dei soggetti che realizzano formazione linguistica. Circa il 50% delle strutture propone corsi di lingua, il 22% realizza solo moduli linguistici e il restante 28% attiva sia moduli che corsi. In relazione ai soli corsi di lingue, il 72% delle strutture ha proposto corsi collettivi, il 27,7% a singoli individui e il 26,5% a personale aziendale e della Pubblica Amministrazione.
Chi sono quelli che decidono di frequentare un corso di lingue?
Il 40,3% del totale dei corsisti, ovvero all’incirca 110 mila utenti, ha frequentato corsi nella speranza di poter usare poi sul posto di lavoro le lingue imparate. Il 33,4% di essi ha frequentato corsi organizzati dal datore di lavoro (aziende e pubblica amministrazione). Chi ha invece scelto da solo ha in genere preferito percorrere strade personalizzate: il 24,7% di coloro che hanno frequentato corsi con fini professionali hanno poi optato per corsi individuali, mentre i corsi collettivi hanno riguardato il restante 41,9%.
Tra quelli che studiano le lingue, quanti scelgono l’inglese?
Più della metà, il 56,3% ripartito più o meno in tutti i livelli di insegnamento (elementare, intermedio, avanzato), sia a scopo professionale che generico.
Qual è il livello di conoscenze degli studenti italiani?
Secondo uno studio Eurostat del 2007 gli italiani si mantengono sempre nel gruppo di coda nella conoscenza delle lingue straniere, e in ritardo grave sono anche i giovani liceali. Tra i giovani che frequentano la scuola secondaria gli italiani hanno un posto di rilievo solo nella classifica di quelli che studiano una lingua straniera, con il 73,9% contro una media in seno all’Ue del 33,4%, ma il dato si spiega ricordando che in Europa ormai lo studio prevede almeno due lingue straniere. A parte gli studenti della Gran Bretagna (che nel 51% dei casi non studiano altre lingue) e gli altri Paesi anglofoni, i nostri sono poi in vetta alla classifica di quelli che non imparano a scuola nessuna lingua straniera: l’1,5%, alla pari degli austriaci e dopo gli spagnoli, al 3,9%.
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