Tuesday, April 30, 2013

British and American Vocabulary Differences (Episode number 9)


The British English term timetable corresponds to what Americans call schedule to refer to a list showing the times at which particular events will happen, or to a plan of when you expect or hope particular events to happen. 







Tuesday, April 23, 2013

Ogni anno 22mila stranieri vengono a studiare l'italiano


Giro d'affari di 42 milioni




Articolo tratto dal Messaggero del 26-05-2012 

ROMA – L'italiano è fra le prime cinque lingue studiate al mondo. Lo dimostrano i 22mila stranieri che ogni anno vengono nella Penisola per approfondirne gli aspetti linguistici e culturalistudiando nelle scuole Asils, l'associazione che riunisce le scuole di Italiano come "Lingua Seconda". Cresce in particolare la presenza di studenti dai paesi emergenti, soprattutto Russia e Brasile. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto interno dell'Asils, realizzato dal Centro Studi Turistici di Firenze, presentato venerdì a Roma, nel quale viene scattata una fotografia dello “studente tipo” dell'italiano. 

L'italiano attrae soprattutto le donne e i giovani. Oltre i due terzi degli studenti sono donne (68,1%), mentre solo il 31,9% degli iscritti è di sesso maschile. Quasi il 60% è di età compresa fra i 18 e i 35 anni. Nel dettaglio, gli studenti fra 18 e 25 anni sono il 32,5%, mentre un altro 26,9% è costituito da giovani fra 26 e 35 anni. A seguire persone in età matura (36-50 anni, 18,1%) e anche un numero non trascurabile di ultracinquantenni (12,2%). Un altro 10,3% degli studenti è invece minorenne. Dal punto di vista occupazionale si tratta prevalentemente di studenti (il 43,4%), seguiti da impiegati (13,3%), professionisti (7,4%) e docenti (6,9%).

Letteratura, arte, design e moda sono fra i principali interessi culturali che spingono gli stranieri a venire in Italia per studiarne la lingua. L'amore per la cultura del nostro Paese e per il Made in Italy a 360 gradi è infatti la molla principale che spinge giovani stranieri a studiare l'italiano in una delle località della penisola, sostiene ancora il rapporto. Al secondo posto ci sono le motivazioni personali, mentre al terzo ragioni legate a fattori turistici: viaggiare nel Belpaese è un altro valido motivo per cimentarsi con l'italiano. La maggior parte degli studenti è costituita da persone che vogliono imparare l'italiano, mentre solo in percentuale minore si tratta di stranieri che puntano a migliorare la padronanza della nostra lingua.

Germania, Stati Uniti e Giappone. È da questi Paesi che arriva il maggior numero di studenti di lingua italiana. Complessivamente l'Europa si conferma il principale mercato di riferimento con un'incidenza del 63,5%. Nel dettaglio, il 52,3% degli studenti arriva dall'Europa dell'Ovest, l'11,2% dall'Europa dell'Est. Il 13,7% degli iscritti ai corsi di italiano nelle scuole Asils arriva da Usa e Canada, il 10,3% da Asia e Medio Oriente, l'8,7% da Messico e America centro-meridionale. Tra i primi dieci mercati di riferimento c'è una forte flessione degli studenti statunitensi (-46,1%) e un calo più leggero dei tedeschi (-6,7%), che pur si confermano primo mercato. Al contrario aumenta significativamente la presenza di studenti provenienti da Russia (+62,2%), Brasile (+37,8%), Svizzera (+28,6%), Austria (+18,7%), Francia (+13,4%).

Le regioni che attraggono più studenti sono Toscana, Lazio e Lombardia. In Toscana arrivano soprattutto statunitensi, tedeschi e svizzeri. Il Lazio è preferito da tedeschi, statunitensi, brasiliani e francesi, mentre in Lombardia si recano soprattutto russi, tedeschi e statunitensi. La permanenza media degli studenti in Italia è di circa un mese (3,8 settimane) e si concentra soprattutto in estate, con il trimestre luglio-settembre che raccoglie circa il 42,7% degli arrivi. Internet è il principale canale di iscrizione (39,7%), seguito dalle agenzie di intermediazione (39,7%). Gli studenti alloggiano preferibilmente in famiglie (33,7%) e in appartamenti (31,9%). Complessivamente, tra corso e alloggio, la spesa annua totale degli studenti è pari a circa 42,7 milioni di euro.




Quanti italiani parlano inglese?

Tratto da "La Stampa" del 13-04-2012

A CURA DI FLAVIA AMABILE
ROMA
Dal 2014 al Politecnico di Milano l’inglese sarà l’unica lingua nel biennio finale e nei dottorati per studenti e docenti. Quanti sono gli italiani che studiano l’inglese?
Pochi, soprattutto se paragonati a quanti lo studiano in altri Paesi. Secondo un’indagine del Censis un po’ datata, risalente ossia al 2006, i corsi linguistici in generale in Italia interessano circa 275 mila persone. L’Ef, azienda che si occupa di studio delle lingue straniere, ha invece stilato una classifica sulla conoscenza dell’inglese in vari Paesi sulla base di un indice legato ai test «Proficiency». Al primo posto c’è la Norvegia, con un punteggio di 69,09 classificato come «alto livello di competenza». L’Italia si trova a metà classifica, esattamente al 23° posto, con un punteggio di 49,05 che viene definito «basso livello di competenza». Al nostro livello Paesi come Taiwan, Cina, Brasile, Spagna. Peggio di noi solo un gruppo di Paesi come Perù, Venezuela, Turchia, Kazakhstan, Colombia, Panama, Vietnam. La Spagna e l’Italia hanno il punteggio più basso di conoscenza dell’inglese tra gli adulti in Europa anche se si inizia a studiarlo molto presto a scuola.

E gli italiani come giudicano la loro conoscenza?
Secondo il Censis il 66,2% degli italiani sostiene di conoscere le lingue, una percentuale piuttosto elevata. Se però questa lingua devono anche utilizzarla, le cifre calano vistosamente: la metà degli intervistati ritiene la propria preparazione soltanto scolastica, soltanto il 23,9% ritiene buono il proprio livello e appena il 7,1 lo giudica molto buono. Gli italiani che conoscono le lingue sono un po’ meno della media nazionale al Sud e nelle isole, cioè il 63%. Il Nord-Est è l’area con la percentuale media maggiore: il 69,3%, cioè quasi sette italiani su 10, sostengono di conoscere le lingue. Valori piuttosto alti anche nel Nord-Ovest (67,5%).

Gli stranieri, invece, che cosa pensano dell’inglese parlato dagli italiani?
Dalle risposte a un questionario degli studenti Erasmus in Italia, emerge un giudizio impietoso sull’utilizzo della lingua inglese in Italia. Appena l’1,4% lo ritiene indispensabile, contro il 46,6% che lo ritiene assolutamente inutile e il 53% che lo ritiene utile, ma non fondamentale.

Dove imparano le lingue gli italiani?
L’indagine ha censito più di mille strutture: oltre alle scuole di lingua private (21,3%), emerge il ruolo del sistema di formazione professionale (44,9%) che propone, insieme a moduli all’interno di altri percorsi formativi, anche veri e propri corsi di lingua, e del sistema di istruzione, soprattutto dei centri territoriali permanenti per la formazione degli adulti (10,5%). Cresce il ruolo del terzo settore e delle infrastrutture culturali, che complessivamente sono il 15,3% dei soggetti che realizzano formazione linguistica. Circa il 50% delle strutture propone corsi di lingua, il 22% realizza solo moduli linguistici e il restante 28% attiva sia moduli che corsi. In relazione ai soli corsi di lingue, il 72% delle strutture ha proposto corsi collettivi, il 27,7% a singoli individui e il 26,5% a personale aziendale e della Pubblica Amministrazione.

Chi sono quelli che decidono di frequentare un corso di lingue?
Il 40,3% del totale dei corsisti, ovvero all’incirca 110 mila utenti, ha frequentato corsi nella speranza di poter usare poi sul posto di lavoro le lingue imparate. Il 33,4% di essi ha frequentato corsi organizzati dal datore di lavoro (aziende e pubblica amministrazione). Chi ha invece scelto da solo ha in genere preferito percorrere strade personalizzate: il 24,7% di coloro che hanno frequentato corsi con fini professionali hanno poi optato per corsi individuali, mentre i corsi collettivi hanno riguardato il restante 41,9%.

Tra quelli che studiano le lingue, quanti scelgono l’inglese?
Più della metà, il 56,3% ripartito più o meno in tutti i livelli di insegnamento (elementare, intermedio, avanzato), sia a scopo professionale che generico.

Qual è il livello di conoscenze degli studenti italiani?
Secondo uno studio Eurostat del 2007 gli italiani si mantengono sempre nel gruppo di coda nella conoscenza delle lingue straniere, e in ritardo grave sono anche i giovani liceali. Tra i giovani che frequentano la scuola secondaria gli italiani hanno un posto di rilievo solo nella classifica di quelli che studiano una lingua straniera, con il 73,9% contro una media in seno all’Ue del 33,4%, ma il dato si spiega ricordando che in Europa ormai lo studio prevede almeno due lingue straniere. A parte gli studenti della Gran Bretagna (che nel 51% dei casi non studiano altre lingue) e gli altri Paesi anglofoni, i nostri sono poi in vetta alla classifica di quelli che non imparano a scuola nessuna lingua straniera: l’1,5%, alla pari degli austriaci e dopo gli spagnoli, al 3,9%.

Tuesday, April 16, 2013

Tuesday, April 9, 2013

Jemandem das Ohr absabbeln


Diese farbige Redewendung benutzt man, wenn jemand viel spricht und uns mit Wörtern überhäuft.
Z.b. Er hat zuviel gesprochen, er hat mir das Ohr abgesabbelt!

Thursday, April 4, 2013

Espressione idiomatica: Un colpo basso


L'espressione "colpo basso", oltre a indicare colpi indirizzati ai genitali indica come espressione idiomatica qualunque azione ingiusta e spregevole ai danni di qualcuno oppure un'azione scorretta e inaspettata usata per avere facilmente la meglio su un avversario.
Per esempio: 
  • Non mi aspettavo questo comportamento, è stato davvero un colpo basso.
  • Non mi aspettavo questa risposta, è stato davvero un colpo basso.

Wednesday, April 3, 2013

English Idiom: It's raining cats and dogs


The meaning of this interesting idiom is “It’s raining very heavily”. It isn’t in any sense literal, i.e. it doesn't record an incident where cats and dogs fell from the sky.
It’s raining cats and dogs = Piove a catinelle , Piove a secchiate (nessun cane o gatto è coinvolto per fortuna, si tratta di un’espressione idiomatica).
=Es regnet Bindfäden, es regnet in Strömen. Es handelt sich um ein Idiom, das sich nicht wörtlich übersetzen lässt, deswegen betrifft es weder Katzen noch Hunde.